Testi
L’Esule
Dalla vetta più guzza
dell'Alpi
Con lo sguardo rivolto alla
bassa
Ti saluto, spolpata
carcassa,
E ti dico: A ben vèdes...
mai pù!
Dopo tanto che ho fatto e
disfatto
Pel tuo bene, trattarmi in
sto modo!
Cara Italia, te’l dico sul
sodo,
Non riesco a mandarmela
giù.
Quel che infine ti andavo
chiedendo
L'era forse pretesa insci
stramba?
Viver bene menando la gamba
Non è forse il diritto
comun?
Sono io forse che ha detto
a mio padre
E a mia madre di mettermi
al mondo?
O magara speravano in fondo
Ch'io campassi restando
digiun?
Ma sapete che questa l'è
sceffa!
Dar la luce ad un povero
cristo,
Poi, bon giorno a colui che
t'ha visto,
Nella ruota fan gli occhi girar.
E pazienza codesto! t di
giusto
Se i parenti si trovano a
fuglio,
Se barbellan nel mese di
luglio,
Che la patria ci debba
pensar.
Ma la patria che ingrassa a
milioni
Tanti porci che fanno un
bel niente,
La resigna alla povera
gente
Fin lo scarso morsello di
pan.
Intretanta si vien grandi e
grossi...
L'appetito ci toglie la
vista...
La Questura ci tiene di
pista...
E comincia una vita de can.
Quel che ho fatto, tentato,
pensato,
Per portarmela fuori con
brio,
Non lo posso sapere che io,
Io soltanto lo posso
contar.
Una volta ho trovato, per
caso,
Un borsino in saccoccia ad
un tale,
E in compenso sto porco
animale
«Dàlli al ladro» s'è messo
a gridar.
Ho mollato più peggio che
in fretta
Per non farmi trovare in
ritardo,
Ma ho dovuto rubare un
folardo
Per potermi asciugare il
sudor.
Ho inciocchito una qualche
pivella
Per poterla... non so se mi
spiego...
Feci male, si' questo no'l
nego,
Ma ne fan di più sporche i
signor.
Ho mandato anche a
scrivere, a certi:
«La tal ora, in tal sito -
mio caro
Deporrai la tal somma in
danaro,
Se ti preme di vivere
ancor».
Ho provato anche a fare il
ferito
Che ha difeso la patria
contrada;
E cantando romanze per
strada
Col berretto da prode
guerrier,
Bravamente scondevo il mio
braccio
Tal e qual come'l fosse
stroncato,
O tenevo il mio piede
imbindato
Sdolorando con fare sincer.
Ho buttato gli anelli per
terra,
Poi, fingendo di averli
trovati,
Li ho venduti per fini e
bollati
Al primm asen venutomi a tir.
E n'ho fatto tant'altre di
belle
Che so nanca tirarmele in
mente...
Ma i giornali smalizian la
gente,
Non c'è verso di farcela
dir
E si parla di libera Chiesa
Combinata col libero Stato!
E si legge di spesso
stampato:
«Siam fratelli! Siam cento
città!»
Bagoloni ! trovatene un
altro
Da sgonfiare «Siam tutti
fratelli»
Ma a buon conto lor tengono
i ghelli,
E mi invece me tocca a
scappà.
E per cosa? M'han visto una
sera
A sforzare una porta bel
bello...
(Gamba Carlo! - ho veduto
un cappello!...
Che mi inseguan perfino
quassù?
Dalla vetta più guzza
dell'Alpi,
Con lo sguardo rivolto alla
bassa,
Ti saluto, spolpata
carcassa,
E ti dico: A ben vèdes...
mai pù!
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